martedì 27 novembre 2012

Il fattore incazzatura

Sento alla radio che Nichi Vendola ha dichiarato di stare con Bersani, e ora il segretario Pd è tranquillo sulla sua vittoria. Nove punti in piu non sono pochi, in effetti, e ricevere l'appoggio di un "vecchio politico di sinistra" come Vendola, che gode certamente di uno zoccolo duro di attivisti consistente. Ma siamo sicuri che il calcolo funzioni? Che i vendoliani ragioneranno tutti per compatibilità ideologica e non per desiderio di cambi al vertice?

Insomma: siamo sicuri che Bersani sta calcolando il fattore incazzatura? Quello che ha fatto perdere il Pd in Puglia, a Milano, a Napoli e in tutto ciò che è stato sottoposto alle primarie?
Siamo sicuri che abbia intenzione di lavorare per cambiare davvero, qui, adesso, il modo di fare politica dei componenti del suo partito, o che usi l'unica campagna elettorale che conosce, cioè quella che demonizza l'avversario?

Berlusconi non c'è più, non ci sono più i lavoratori, cosi come li si poteva difendere una volta. Non ci sono più i soldi del welfare, e non c'è più nemmeno la gente che si vuole "comportare responsabilmente e aspettare il momento giusto". Renzi non è una minaccia per gli elettori, al massimo può rivelarsi un pirla, ma non è poi così grave: basta poi mandarlo a casa. Ne abbiamo viste talmente tante, e di talmente assurde in questi ultimi anni, che il rischio non ci preoccupa più di tanto.

L'impressione che, giorno per giorno, avanza è invece che Renzi sia una minaccia solo per chi vuole rimanere lì, per "finire il lavoro che ha iniziato" (aiuto!), perchè "si rivolge a persone che non fanno parte della nostra storia" (perchè, l'Udc?).

Io penso che questo non sia proprio un problema mio, ma di chi non ha fatto nulla in vent'anni, anche di governo. E la cosa non solo non mi piace, ma mi fa pure imbufalire. Temo, inoltre, di non essere l'unica a pensarlo: è questo il "fattore incazzatura" che il Pd deve decidersi a considerare, prima del disastro finale.

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